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Luca Pozzi. M Southern California – Italy 1995/2009

Luca Pozzi


Pietrasanta, Galleria Enrico Astuni
dal 11.07.2009 al 09.08.2009

A cura di: Valerio Borgonuovo



Il progetto di ricerca realizzato per lo spazio della Galleria Astuni di Pietrasanta è concepito come continuum logico della mostra WOGU Workshop On Grand Unification Pennsylvania – Italy 1983/2009, tenutasi a Milano tra febbraio e marzo 2009 e intesa come dilatazione temporale del convegno di fisica teorica da cui prendeva il nome.

M si pone come tappa intermedia del suddetto programma sostandosi nel 1995, anno cruciale per un altro congresso che ebbe luogo presso l’Università di Southern California. In quella occasione, così come nell’edizione risalente al 1983, fu il fisico Edward Witten a superare con abilità un’imbarazzante empasse che impensieriva la comunità scientifica, rinnovando così lo stimolo di coloro che erano impegnati nell’enunciazione di una T.O.E ( theory of everything / teoria del tutto ). Il problema sostanziale era dovuto alla proliferazione di varianti significative alla teoria delle stringhe, che si proponeva come teoria ultima: cinque visioni, apparentemente inconciliabili, minavano significativamente la validità di ciascuna proposta.

E’ solo a partire dal 1995 che, con la rivoluzione delle super stringhe, type I / type 11 A / Heterotic – 0 / Heterotic – E / type 11 B iniziano a risultare matematicamente equivalenti, la medesima sinfonia suonata con diversi strumenti.

 

 

L’indagine M è il risultato di una specifica relazione sull’unione dei campi. Esso prende spunto dall’impulso delle congetture di fisica contemporanea, estendendo lo stesso ad una dimensione del sapere più vasta: un tentativo di rivelare le equivalenti geometrie dell’informazione in termini più generici.

La mostra non vuole illustrare, dimostrare o documentare il WOGU ma si pone come presenza visiva equivalente alla ricerca scientifica. E’ un workshop, un laboratorio visivo. Si presenta nella forma di un’inedita installazione, Background inside platform through M influence che riflette sul concetto di “dualità”, termine utilizzato per riferirsi a modelli teorici apparentemente diversi, ma in realtà della medesima natura.

Una passerella composta da cinque moduli a geometria visibile (quadrati di alluminio / linoleum / acqua ) e a geometria di campi di forze invisibili ( campi a levitazione elettromagnetica ) compare nello spazio stretto e lungo della galleria. Il ritmo del percorso, scandito dall’attribuzione di una specifica identità cromatica degli attori di ciascuna piattaforma, spugne marine in sospensione, culmina in una controparte equivalente (fotografica) del medesimo formato ma a coordinate verticali in cui la potenzialità assorbente delle stesse si accresce di una struttura pentagonale fatta di luce, una luce che, a differenza della naturalezza della spugna sospesa sull’acqua, ha il potere di emergere e non di esistere a prescindere. Quello che si tenta di visualizzare è ciò che accade quando in una teoria del tutto quel cono di luce che sorge e si espande, ad un tratto comincia ad assottigliarsi verso un fuoco, un punto zero da cui ri-esplode nell’indeterminatezza potenziale di un paesaggio di riferimento duale.

Ma cos’è in origine questo spazio? Quale è la sua fisicità intrinseca, i suoi valori di capacità di contenere e trasmettere dati? Nel caso specifico si propone il supporto della gravità come “spazio non spazio, contemporaneamente paesaggio di riferimento teorico e non” da cui emerge, come prevede la teoria quantistica a loop, ogni possibile geometria, tra cui, plausibilmente, quella dell’universo conosciuto.